lunedì 31 maggio 2010

Cheesecake salato con marmellata di peperoncini rossi

Cheesecake salato con marmellata di peperoncini rossi

It's cheesecake time!
In effetti quel weekend mi ero data parecchio da fare in cucina e due delle cose prodotte erano proprio due cheesecake, una dolce e una salata, che avevo pensato per partecipare al contest di Imma (a cui avevo già aderito con ricette vecchie. Ma sono l'unica a non riuscire a star dietro ai contest? Mi piacerebbe, ma ci vuole davvero del tempo e io pecco un po' in organizzazione a riguardo! Non tralasciando che penso di essere rimasta l'unica foodblogger sulla faccia della terra a non aver ideato una raccolta, un contest, un giveaway :) ok, sono penosa, concordo!)


L'idea di questa cheesecake mi era venuta per utilizzare della marmellata di peperoncini rossi che mi aveva regalato La compagnia del Cavatappi lo scorso anno, ormai in via di scadenza. A proposito, ma quest'anno non si bissa quella simpatica iniziativa?! Spulciando in rete avevo trovato un'idea a riguardo, ma la ricetta non mi convinceva in toto, così ho modificato un po' il tutto in base agli ingredienti a mia disposizione ed ecco il risultato. Un bicchiere di cheesecake, con una base di Tuc sbriciolati ripassati nel burro, uno strato cremoso a base di robiola, mascarpone e formaggio spalmabile light (quello avevo, il resto non ha niente di light, ne converrete) e una copertura di marmellata di peperoncini rossi, decorata con una tagliuzzata di erba cipollina.

Mi raccomando solo che la marmellata oltre che piccante sia parecchio dolce, altrimenti preparate il cellulare con il numero dei pompieri per le emergenze ;) e vi consiglio spassionatamente di fare dei bicchierini più piccoli, da buffet per intenderci, perchè sono piuttosto pesanti e sazianti (io con queste dosi ne ho fatti tre grandi e abbiamo faticato a finirli) e credo siano molto più godibili in piccole dosi. More is less, insomma. Chiaramente si prestano a molteplici varianti in base alla vostra fantasia e alla vostra credenza: crackers e grissini al posto dei Tuc, altri formaggi cremosi a piacere, altre marmellate, di quelle che stanno tanto bene con i formaggi, mi raccomando (cipolle di Tropea, peperoni, pomodori rossi o verdi et similia)
.

Cheesecake salato con marmellata di peperoncini rossi

Ingredienti x 3 bicchieri grandi:

Per la base:

50 gr di Tuc

30 gr di burro fuso

Per lo strato di formaggi:

125 gr di mascarpone (ma potete usare anche soltanto philadelphia, per un totale di 250 gr)
125 gr di philadelphia

100 gr di robiola

un goccio di latte


Inoltre:

marmellata di peperoncini rossi (bella dolce) q.b.

qualche stelo di erba cipollina

In una ciotola, sbriciolate non troppo finemente i Tuc stringendoli tra le dita; unite il burro fuso intiepidito ed amalgamate il tutto con un cucchiaio, schiacciandolo ancora qua e là laddove trovaste pezzi troppo grossi: dovrete ottenere un composto sbriciolato e unto. Aiutandovi con un cucchiaino e con le dita, pressate questo composto sul fondo di 3 bicchieri in modo tale da rivestirlo in modo abbastanza uniforme. In un'altra ciotola, mescolate i formaggi tra di loro, aggiungendo un goccio di latte per rendere il tutto più cremoso. Ricoprite la base di tuc con il composto di formaggi, utilizzando un cucchiaino o una sac-a-poche e cercando di mantenere lo strato uniforme. Sempre utilizzando un cucchiaino, ricoprite la crema di formaggi con un po' di marmellata di peperoncini rossi e decorate con erba cipollina tagliuzzata finemente con le forbici. Conservate i bicchieri di cheesecake in frigo fino al momento di consumarli.

venerdì 28 maggio 2010

La cheesecake di Sabrina

Il cheesecake di Sabrina

Guardo la data sul pc. 8 giorni che non pubblico qualcosa! Per fortuna nessuno si è allarmato della mia assenza :) eppure per me questa settimana è decisamente volata! Ho dovuto concludere la stesura degli ultimi 2 (diventati poi 3) capitoli della tesi e inviarli all'assistente per la correzione; quindi, in attesa di quest'ultima, mi sono messa sotto con il mio primo Cv serio (diciamo così...) e la ricerca di agenzie interinali e di selezione del personale a cui inviarlo. Poi ci sarà la ricerca di aziende, di banche, di non so che altro. Ma che cosa va a fare un laureato in giurisprudenza che non vuole continuare con le professioni forensi perchè ha necessità di mantenersi? Bella domanda. Tutti che mi dicono che è una laurea così ben spendibile (...), ma io sono talmente confusa e, soprattutto, nelle offerte di lavoro che leggo in giro cercano solo posizioni tecniche, informatiche ed economiche, con dei nomi astrusi che nemmeno riesco a capire... Il blog a volte potrebbe servire a qualcosa oltre la cucina, e così vi chiedo: voi cosa fareste? Dove e a chi vi rivolgereste? Chiaramente se qualcuno della mia zona (provincia di Modena) sapesse che cercano dei laureandi in giurisprudenza è pregato di fare un fischio ben udibile :)))


Bene, ora la finisco di stracciarvi gli zebedei con i miei tanti pensieri e passo a ben più liete sponde. Vi dico solo che tutto quello che vedrete nei prossimi giorni l'ho fatto nel fatidico weekend madrileno del mio moroso, perchè da allora il mio rapporto con il pc è diventato pressochè esclusivo, con buona pace delle mie vertebre, della mia secchezza oculare e anche del mio deretano, che ormai è piallato a mò di Tavoliere delle Puglie. In tutto questo quadretto dal sapore bucolico credo che la cosa migliore sia parlarvi di un dolce, sì, decisamente sì. Una cheesecake. La cheesecake di Sabrina, che da tanto mi aveva suggerito e invitata a provare. Mi è piaciuta molto, in quanto un po' diversa dalla classica "torta philadelphia" che si fa in casa mia da parecchi anni (di cui credo di avervi già parlato, senza mai postare alla ricetta, urge rimediare), ovviamente, però, la presenza del mascarpone rende tutto un po' più compatto e, a mio gusto, più pesante. Ottima, quindi, ma curatevi di farla quando avete un buon numero di ospiti golosi ed affamati, che vi aiutino a smaltirla in fretta, sia perchè riempie davvero un sacco e ne basta una fettina per saziarsi, sia perchè, se come me fate il topping di frutta fresca, va consumata in brevissimo tempo in quanto velocemente deperibile. Dimenticavo: davvero deliziosa la base con le nocciole tritate, da provare anche in altre versioni!

Cheesecake - la nappatura con il topping

La cheesecake di Sabrina

Ingredienti:

Per la base:
350 gr di biscotti secchi (per me Digestive, ma vanno bene anche Oro Saiwa e similari)
80 gr di nocciole finemente tritate
80 gr di burro fuso

Per la farcia:
175 gr di zucchero a velo
3 uova grandi (o 4 piccole)
350 gr di mascarpone
350 gr di philadelphia
i semi di una bacca di vaniglia

Tritate finemente i biscotti nel mixer, mescolateli alla farina di nocciole e unite il burro fuso raffreddato (o almeno intiepidito). Almalgamate bene con un cucchiaio di legno e versate in una teglia a cerchio apribile di 24-26 cm di diametro, sul cui fondo avrete incastrato un foglio di carta da forno e i cui bordi avrete unto con del burro. Pressate bene il composto utilizzando un batticarne o un bicchiere circolare e riponete in frigo.

Con una frusta a mano sbattete le uova e lo zucchero a velo finchè non sono ben amalgamati, quindi unite i semi di vaniglia, che avrete ottenuto grattando l'interno della bacca con la punta di un coltello, il mascarpone e il philadelphia. Mescolate con un cucchiaio di legno per allentare il formaggio, quindi sbattete bene il tutto con la frusta fino ad avere un composto cremoso ed omogeneo. Versatelo sopra la base di biscotti, livellandolo con una spatola. Infornate a 180° per 40-45 minuti, sfornate e lasciate raffreddare, quindi riponete in frigo fino al momento di consumarla.

Potete decorarla a piacere con fragole o frutti di bosco oppure napparla con un topping di fragole o di mirtilli o ancora con della confettura ai mirtilli, ai frutti di bosco, ai lamponi leggermente sciolta in un pentolino.

Io l'ho decorata con fragole a fettine e l'ho nappata con un topping alle fragole, per il quale ho seguito la ricetta che vi avevo già proposto in apertura del blog: la trovate qui.

Nota: Sabrina mi ha segnalato proprio ora che la potete anche congelare, tagliata a pezzettini: si conserva benissimo! Ovviamente evitate, in questo caso, di decorare con le fragole e il topping, che utilizzerete solo poco prima del consumo :)

Cheesecake - la goccia

giovedì 20 maggio 2010

Gli stringozzi agli albumi con sugo all'aglione

Stringozzi agli albumi con sugo all'aglione


Dovete sapere che lo scorso weekend la mia dolcissima metà della mela (grr!) ha deciso di farsi un bel weekend lungo con gli amici a Madrid (grrrrr!) lasciandomi a casa sola e sconsolata in balia del diluvio universale, della stagione monsonica, delle universiadi di nuoto pinnato in strada (grrrrrrrrr!), vedete voi cosa vi aggrada di più pensare. E così, sabato mattina, reincarnatami improvvisamente in una desperate houswife denoantri, ho messo mano alla chitarra che sua mamma mi aveva regalato la scorsa estate, ho riposto in un cassetto tutte le mie paure e mi sono lanciata con la mia prima pasta alla chitarra (non mi dite che a sentir menzionare la chitarra mi avevate immaginata strimpellare "La canzone del sole," vero?). Come prima esperienza ho deciso di provare una pasta che avevo salvato da parecchio tempo come utilissima ricetta fuori-gli-albumi-dalle-scatole (e dal freezer...) gli stringozzi di Paoletta: e il risultato, ve lo devo proprio dire, è stato strepitosamente appagante ed appetitoso (ero felice come una bambina, ebbene sì)! Ma ora un po' di storia...

Gli stringozzi (o strangozzi) sono un formato di pasta fresca tipica dell'Umbria ed in particolare della tradizione contadina di Spoleto e Foligno: si tratta di una pasta lunga a sezione quadrata e vengono così chiamati per la somiglianza alle stringhe delle scarpe con le quali i rivoltosi anticlericali strangolavano, ai tempi del dominio dello Stato Pontificio, gli ecclesiastici di passaggio (per questo motivo sono chiamati anche strozzapreti o strangolapreti, che qui da noi sono invece un formato di pasta simile alle trofie liguri). Come sottolinea Paoletta, da cui ho carpito la ricetta, sono parenti stretti dei pici toscani, ma a differenza di questi ultimi, che vanno "appiciati" a mano uno ad uno, questi vanno stesi abbastanza spessini al mattarello oppure con l'Imperia, quindi tagliati a mano, stretti stretti, o nell'attrezzo dell' Imperia per fare gli spaghetti alla chitarra, o ancora nella chitarra vera e propria. Per questo motivo somigliano molto anche agli intorci o troccoli pugliesi e agli spaghetti alla chitarra. Nonostante la ricetta tradizionale preveda che vadano fatti con solo acqua e farina, questa versione rappresenta un ottimo sistema per smaltire gli albumi in eccesso. La resa è davvero favolosa: sono velocissimi da fare e non scuociono, anzi, rimangono belli corposi!

Stringozzi agli albumi con sugo all'aglione


Ingredienti x gli stringozzi:
albumi

farina 00 80%

farina di semola di grano duro 20%


Ad esempio, volendo ipotizzare di fare la pasta per 4 persone, prenderemo 4 albumi e li peseremo. Se pesano, ad esempio, 120 gr, aggiungeremo il doppio di farina (quindi 240 gr), tutta 00 o ancora meglio suddivisa in questo modo: 80% (quindi 190 gr) di farina 00 e 20% (quindi 50 gr) di semola di grano duro.
Procedimento:
Pesate gli albumi e calcolate il doppio del loro peso in farina, secondo la proporzione sopraindicata. Setacciando le due farine, fate una bella fontana ampia al centro della spianatoia. Versate al centro gli albumi e, sbattendoli leggermente con una forchetta, cominciate a incorporare la farina dal centro della fontana. Quando ne avrà incorporata a sufficienza da aver preso una buona consistenza, impastate a piene mani. Lavorate bene la pasta per almeno 10 minuti proprio come si fa per la pasta all'uovo, quindi fatela riposare sulla spianatoia infarinata e coperta a campana con una ciotola per almeno una mezzoretta.


Trascorso il tempo di riposo prelevatene un pezzo per volta, appiattitelo con le mani, infarinatelo su ambo i lati [
quando dico infarinatelo, d'ora in avanti, intendo sempre con la farina di semola] e stendetelo con l'Imperia, fermandovi alla terza o alla quarta tacca (a seconda di come la preferite: io mi sono fermata alla terza perchè li volevo un po' spessini come quelli mangiati in Umbria). Se preferite stenderla col mattarello considerate uno spessore di circa 2,5 mm ma non è assolutamente necessario perchè viene benissimo comunque.
Stringozzi umbri - il procedimento

A questo punto avete tre alternative:

1) tagliare gli stringozzi a mano, arrotolando le sfoglie come per fare le tagliatelle e ricavando delle tagliatelline strette strette.
2) tagliare gli stringozzi passando le sfoglie ben infarinate nell'attrezzo dell'Imperia apposito per gli spaghetti alla chitarra.
3) appoggiare le sfoglie, ben infarinate, sull'apposita chitarra* e, passandoci sopra il mattarello, far scendere gli stringozzi
(1 e 2)
Io ho utilizzato quest'ultimo metodo e mi sono trovata benissimo: è molto veloce e il risultato è ottimale perchè permette di ottenere proprio la forma classica dello stringozzo, che è quasi uno spaghettone (
anche se da qualche parte l'ho visto realizzare più sottile e largo, quasi fosse un tagliolino o una tagliatella...chissà quali sono quelli originali?).

Aprite bene gli stringozzi con le mani, disponendoli sopra dei vassoi di cartone o di vimini ricoperti con un canovaccio pulito e ben infarinato con la semola ed allargandoli bene
(3). Ogni tanto cospargeteli con un po' di semola e smuoveteli bene per non farli attaccare. Dopo un po' di tempo che li avrete tenuti allargati, quindi quando saranno un poco più asciutti, potete anche raccoglierli in piccoli rocchetti (4). Intanto che gli stringozzi riposano, mettete l'acqua a bollire e preparate il sugo. Ho scelto di condirli con il sugo all'aglione consigliato da Paoletta, anche se il loro abbinamento classico è con il tartufo o un sugo alla norcina (anche se li vedo divinamente anche con del pesce).

Sugo all'aglione


Prendete una padella abbastanza larga perchè dovrete poi saltarci la pasta. Pulite abbondanti spicchi d'aglio (io ne ho usati 6), schiacciateli con un coltello tenuto di piatto e metteteli nella padella con un fondo di olio extravergine d'oliva di ottima qualità. Fateli appena indorare, avendo cura che la fiamma sia bassa, per evitare che l'aglio soffrigga eccessivamente: se cuoce troppo rapidamente cede all'olio poco aroma, rilasciando un gusto amaro, quindi è importante che non secchi nè bruci. A questo punto aggiungete del peperoncino secco frantumato (a piacere) e i pomodori tagliati a dadini. Se la stagione lo permette, utilizzate dei pomodori freschi, altrimenti vanno benissimo anche i classici pezzettoni o pelati. Salate con moderazione (il sapore sarà dato anche dal pecorino) e fate insaporire ancora un po' il tutto: il sugo, comunque, deve rimanere abbastanza fresco.
Cuocete gli stringozzi in abbondante acqua bollente salata (mi raccomando, usate una pentola piuttosto capiente e fuoco moderato perchè essendo pasta fresca tende a schiumare moltissimo), prelevandoli quando vi sembrano cotti all'assaggio: scolateli e versateli nella padella con il sugo caldo (da cui avrete tolto gli spicchi di aglio), saltateli un paio di minuti e serviteli con una generosa grattugiata di pecorino stagionato e saporito.

* Come si usa la chitarra?
Per fare la pasta alla chitarra è necessario disporre la sfoglia ben infarinata sull'attrezzo ed esercitare un po' di pressione tirandola con il mattarello. A questo punto, per permettere alla pasta tagliata di staccarsi dalla chitarra, è necessario passare il mattarello in un unico senso, senza farlo rotolare e con un movimento strisciante. Non ci avete capito niente, vero? :) Allora guardate qui

lunedì 17 maggio 2010

Riso Venere "Spring-time" (almeno nelle intenzioni...)

Riso venere "Spring Time"

Sottotitolo:
di come spiegare alla propria madre che il riso Venere è una qualità di riso nero e non un preparato per risotto al nero di seppia o comunque un riso addizionato col suddetto nero di seppia.

No, perchè questa è stata la scena al rientro a casa di mia madre (va giustificata, dalla temutissima e sfiancante gita scolastica), quando ha visto il ciotolone di riso Venere e, con occhio accusatorio (c'è ancora qualcuno che non sa che mia mamma detesta il pesce con tutte le sue forze?) mi fa: "non sarà mica quel coso nero a base di pesce?" Ah, sante e fortunate donne del tempo che fu, quando il riso era IL riso, al massimo poteva essere arborio o parboiled e non dovevano dannarsi l'anima con figlie a tal punto malate da conoscere e volere in dispensa CarnaroliVialonenanoBasmatiVenereThaiLongwild e via dicendo. L'occhio sospettoso, nonostante la mia pronta smentita, è poi perdurato fino al momento dell'assaggio, quando è stato decretato all'unanimità piuttosto buono. E ci credo, vorrei vedere...

Ed è qui che i nodi vengono al pettine e vediamo chi legge davvero e chi fa il furbetto e guarda solo le foto (risata satanica): chi di voi si ricorda cosa ci hanno presentato al buffet della Caffarel e che mi aveva tanto colpita? Su, su, voglio vedere le mani alzate (non andate a sbirciare l'altro post, I see you). Va bene, era proprio questo riso, cioè, all'incirca...Questo piatto freschissimo e profumato, infatti, è nato proprio dall'opera di dissezionamento che ho fatto del riso Venere che ci hanno presentato al buffet presso la Scuola della Cucina Italiana in occasione del workshop Caffarel. Al primo assaggio mi è talmente piaciuto che ho subito cercato di riconoscerne gli ingredienti per poi riproporlo (cosa che mi capita d'altronde piuttosto spesso, siamo foodies, che dobbiamo fà :))

E' veramente buonissimo: ve lo può confermare anche Fiordilatte, che in quell'occasione mi ha confessato non amare tanto questo tipo di riso perchè rimane sempre un po' troppo duro. Io devo dire (ve lo dicevo anche qui) che lo cuocio parecchio rispetto ai 18 minuti previsti dalla confezione, diciamo almeno una mezzoretta, proprio per evitare questo problema. Lo trovo perfetto per un buffet, ma anche per una bella tavolata estiva, di quelle all'aperto. Servitelo in una bella ciotolona trasparente oppure in bicchieri. Nel caso lo prepariate per un aperitivo, potete presentarlo in ciotoline o bicchierini monoporzione.

Riso Venere "Spring Time" (il nome imbarazzante è di mia invenzione, perchè non sapevo come chiamarlo se non facendo l'elenco dei troppi ingredienti. Almeno così rimane più impresso, nè?)

Ingredienti x 4 persone*:
200 gr di riso Venere
100 gr di pisellini surgelati
100 gr di ceci precotti
1 zucchina media
1 pomodoro
erba cipollina, a piacere
olio extravergine d'oliva, di ottima qualità q.b.
sale q.b.

In una capiente pentola piena di acqua bollente salata cuocete il riso Venere: la confezione prevede 18 minuti di cottura, io lo lascio sempre cuocere fin quando mi aggrada all'assaggio. In un'altra pentola piena di acqua bollente leggermente salata cuocete i pisellini surgelati per 10 minuti. Intanto lavate e riducete a dadini piccolissimi la zucchina; a un minuto dalla fine della cottura dei piselli, unite i dadini di zucchina nella pentola, fate riprendere il bollore, calcolate un minuto, quindi scolate il tutto, raffreddandolo sotto l'acqua fredda corrente per bloccarne la cottura. Lavate il pomodoro e riducete anch'esso a cubetti piccolissimi; sciacquate accuratamente i ceci precotti. Una volta cotto il riso, scolatelo, bloccandone la cottura sotto l'acqua fredda corrente, sgocciolatelo bene e versatelo in una ciotola capiente, unendo tutti gli altri ingredienti (ossia zucchine e pisellini, ceci e pomodoro); condite con olio extravergine d'oliva a piacere, aggiustate di sale e profumate il tutto con una generosa tagliuzzata di erba cipollina.

*anche 8 o più se lo servite in bicchierini da aperitivo ;)

Nota: preparatelo un po' in anticipo, conservandolo in frigo, coperto di pellicola, fino a mezz'ora prima di consumarlo: i sapori si amalgameranno e il piatto ne trarrà profumo e giovamento ;)

venerdì 14 maggio 2010

Delle Sorelle Simili e dei loro cracker a lievitazione naturale

Crackers multigusto a lievitazione naturale (Sorelle Simili)

Premessa doverosa: io penso che le ricette delle sorelle Simili siano fantastiche. Forse frequentare un loro corso ancor di più, perchè credo che l'arte della panificazione si possa apprendere (con i dovuti tempi) più con il contatto diretto che non tramite le pagine di un libro. Ecco, qui volevo arrivare. Le due arzille signore bolognesi, infatti, hanno realizzato tre libri e ovviamente io li ho tutti e pian piano sto sperimentando parecchie cose ma...c'è sempre un MA. In questo caso, a dire il vero, ce ne sarebbero un paio (facciamo tre e non se ne parli più, via).

Primo MA: le spiegazioni sono dettagliate è vero...ma tradurre lo scritto in pratica a volte è particolarmente ostico: quindi ogni volta mi ritrovo a ridigitare la ricetta in rete sperando che qualche anima pia che ha seguito il corso abbia postato un passo-passo o un video esplicativo.

Secondo MA: è vero che si tratta di libri casalinghi & caserecci, senza troppi fronzoli, eppur io un piccolo sforzo grafico l'avrei fatto ecco. Le foto, mi duole dirlo, sono inqualificabili. Non fanno venire fame. E questo, tradotto nel mio linguaggio (ossia di una che ha sempre, perennemente l'acquolina davanti a tutto) vuol dire che sono veramente troppo anniottanta e, beh, un filino kitch, diciamolo pure. Nell'ultimo libro devono averne preso consapevolezza perchè le foto si limitano a pochissime preparazioni, cosa che mi ha lasciato, a sorpresa, ancora più sgomenta, perchè davanti a titoli come "albero di funghi" o "carciofi soufflè al tartufo", prima di tutto, io sento il bisogno fisiologico di vedere com'è il piatto descritto nelle successive 800 righe di spiegazione. Eh già, perchè poi se la spiegazione è troppo lunga, non mi va di avventurarmici senza prima avere un'idea visiva di cosa andremo a realizzare. Troppe pippe dite?!

Terzo e ultimo MA: nel complesso delle interessanti(ssime) ricette di pane, pasta fresca e talvolta qualcos'altro (ho avvistato delle splendide insalate), vogliamo parlare di quella mania di piazzare gelatina e maionese dappertutto? Sia chiaro: a me la maionese piace e anche parecchio (la gelatina no), ma vedere tutto quel trionfo di aspic, cupole, piramidi di patè, sformati di carne e corone bicolori mi riporta, me infelice, a quei libri di cucina di mia mamma che proponevano un'ampia varietà di queste "robe" qui e che mia mamma, le sia fatta lode, ha sempre evitato di propinarmi. A me a vedere dei piselli e delle carotine galleggiare nella gelatina viene male, ecco. E poi quelle ricette con millemila ingredienti e troppo ricche di sapori e nutrienti di tipo diverso non mi hanno mai attirata. Fine del pippone.

Poi...poi, niente, trovi ricette come questa e perdoni loro tutto ciò di cui sopra e le ringrazi per aver aperto al volgar popolo (leggasi, alla sottoscritta) il sapere su dei cracker favolosissimi, semplicissimi, gustosi, incredibilmente friabili, e questo per parecchi giorni!

Cracker a lievitazione naturale

ricetta tratta dal libro "Pane e roba dolce" delle Sorelle Simili

Ingredienti:
300 gr di lievito madre, rinfrescato dalla sera precedente
60 gr di burro morbido
30 gr di strutto
250 gr di farina
120 gr di acqua tiepida
2 cucchiaini di sale

Inoltre (facoltativi):
50 gr di semi di sesamo, papavero o finocchio, preferibilmente tostati (ma si possono utilizzare, a piacere, anche semi di cumino, di lino, di girasole, oppure rosmarino tritato)
sale fino o Fleur de Sel q.b.

In una ciotola capiente fate la fontana con la farina, mettete al centro il lievito a pezzetti, il burro, lo strutto e il sale. Aggiungete l'acqua e amalgamate il tutto, iniziando ad impastare, quindi rovesciate l'impasto sulla spianatoia infarinata, lavorandolo per una decina di minuti. La pasta dovrà risultare molto morbida ma non eccessivamente appiccicosa, nel qual caso aggiungete qualche leggera spolverata di farina.

Dividete l'impasto in tante parti quanti sono i gusti che intendete fare ed inserite in ciascuna di esse i semi scelti, in proporzione, impastando ancora fino ad ottenere delle palline lisce ed omogenee, con il condimento ben distribuito. Mi raccomando, tenete sempre la spianatoia ben infarinata per poter impastare agevolmente senza che l'impasto si attacchi. Coprite le palline d'impasto a campana con una ciotola o una teglia rovesciata e fate lievitare 3-4 ore finchè si saranno un poco gonfiate.

Prendete una pallina alla volta e, con l'ausilio di un mattarello, stendetela molto sottile sulla spianatoia infarinata, quindi tagliatela con una rotella in piccoli quadrati o rettangoli, trasferiteli su delle placche rivestite con carta da forno, forateli con i rebbi di una forchetta, se volete spolverate con un po' di sale fino o di Fleur de Sel e cuocete in forno a 190° (per me 180) per 10/15 minuti (per me 15-20).

Nota: si possono conservare per diversi giorni (sempre se ci arrivano!) dentro una scatola di latta o sacchetti per alimenti ben sigillati.

martedì 11 maggio 2010

Il workshop della Caffarel @ Milano


Barattolone di crema bianca Caffarel

Ed eccomi qui con il resoconto relativo al workshop della Caffarel, tenutosi a Milano c/o la Scuola della Cucina Italiana venerdì scorso, a gran conclusione dell'iniziativa "Decora la tua Pasqua con Caffarel" che ci ha viste impegnate poco tempo fa. In realtà avrei voluto documentare tutto appena tornata per non dimenticarmi niente e fissare le mie impressioni a caldo, ma il rientro con il treno alle ore 22 dopo una giornata così intensa mi ha fatto letteralmente crollare di sonno. Poi c'è stato di mezzo il weekend, poi l'inizio di una nuova, intensa settimana, in vista della sempre più imminente consegna della tesi, e il tempo è volato. Ecco, dunque, il mio racconto, per quanto riesco a ricordare da una giornata bellissima ma frenetica, una di quelle dove vorresti carpire ogni istante, ma troppe sono le fonti di interesse e distrazione: la location autorevole, il corso di pasticceria (il mio primo corso di cucina in assoluto!), l'incontro con nuove persone e il ritrovamento di vecchie conoscenze :)

Compagne d'avventura

Scatto doppio

Siamo arrivate alla scuola della Cucina Italiana per le 12.30, dove la rappresentanza Caffarel e MilleEventi ci ha accolto con estrema gentilezza e simpatia; rotto il ghiaccio iniziale, anche grazie ad un abbondante e squisito buffet (di cui ricordo, tra il resto, un notevolissimo riso venere con pisellini, ceci, dadolata di pomodoro ed erba cipollina, una favolosa purea di ceci con panna acida e gamberetto, una crema fredda di zucchine con brie e Fagoloso, ma anche pane abbrustolito affogato nell'olio, tramezzini, finger food e via dicendo), conosciuto il maestro pasticcere Sergio Signorini, che di lì a poco ci avrebbe tenute a battesimo...

Sergio Signorini

...scambiato idee, impressioni & interviste e sfoggiato qualche sorriso ad uso del fotografo ufficiale, ci siamo munite di grembiule, macchina fotografica e voglia di fare e siamo entrate nelle mitiche cucine, dove ci attendeva il momento del workshop vero e proprio.

Signorini aveva progettato, anche graficamente, 4 tipologie di bicchierini a base di cioccolato Caffarel da farci comporre.

Progetti

I bicchierini

Siamo state, quindi, divise in gruppi di tre e a ciascun gruppo è stato affidato l'assemblamento di un bicchierino e la preparazione di alcuni degli strati (molti dei quali preparati, per questioni tempistiche, in anticipo dal maestro). Tra una mousse e una bavarese, una gelèe e una glassa, il tutto si è svolto tra una chiacchiera e l'altra, risate complici, aiuto reciproco, genuino interesse e curiosità per tutto quanto ci circondava, scatti famelici, piccoli lamponi rubati dal cestino destinato alle decorazioni (ehm...) e golosi cucchiai(ni) d'assaggio.

Glassa ai lamponi

Il taglio del cioccolato/

Work in progress

Fruste

Io ero in gruppo con la cara Onde99 e con un'altra piacevole conoscenza, Ilaria Mazzarotta, di cui, neanche a farlo apposta, avevo comprato -entusiasta- il libro proprio qualche giorno prima (e tra l'altro, caso ha voluto, mia lettura passatempo proprio durante il viaggio in treno): immaginate la sorpresa quando ho saputo che sarebbe stata dei nostri per questa avventura! Il nostro bicchierino multistrato presentava una base di biscotto al cioccolato sbriciolato, inumidito con una bagna leggermente alcolica, sormontata da una ganache bianca allo zenzero, quindi una gelatina agli agrumi, della bavarese al cioccolato al latte ed infine una glassa al cioccolato bianco.

Tra una pausa e l'altra, necessitata più che altro dall'uso dell'imprescindibile abbattitore di temperatura (oggetto del desiderio di molte di noi)...

Abbattitore di temperatura

...c'è stato anche modo di rubare qualche scatto in giro per la cucina, un vero Paese dei Balocchi per qualsiasi foodblogger che si rispetti: pentole di ogni foggia e materiale, decine e decine di spatole, fruste, bocchette per sac-a-poche, barattoli e barattolini degni di un apprendista stregone, ingredienti curiosi...

La cucina

Spatole

Barattoli

...e, ovunque, plateau di uova, panetti di burro, brick di panna e tavolette di cioccolata in formato a dir poco industriale.

Uova fresche

Mega tavoletta Caffarel

Un tuffo nella crema bianca Caffarel

Alla fine della giornata, scattata ancora qualche foto scherzosa con il fotografo ufficiale (che sarà mia premura girarvi non appena riceverò il via libera!), ci siamo avventate sul lavoro di 3 ore, per degustare finalmente le nostre preparazioni e tornare a casa pienamente soddisfatte, appagate e...beh...decisamente satolle ;)

Bicchierino n.1: base allo yogurt, glassa rossa ai lamponi, gelatina di prosecco con incastonati dei lamponi e cremoso allo yogurt.

Bicchierino n.1

Bicchierino n.2: base di biscotto al cioccolato sbriciolato, inumidito con una bagna leggermente alcolica, ganache bianca allo zenzero, gelatina agli agrumi, bavarese al cioccolato al latte e glassa al cioccolato bianco.

Bicchierino n. 2

Bicchierino n.3: base di biscotto al cioccolato bianco e frutto della passione, ganache al cioccolato fondente e rosmarino, gelèe al mango e frutto della passione, bavarese al cioccolato fondente e glassa bianca.

Bicchierino n.3 (e il n.4 che fine ha fatto?!)

Bicchierino n. 4
(che, a quanto pare, ho scordato di fotografare singolarmente, ma lo vedete qui sotto :)): base di genoise al cacao, semifreddo con zucchero cotto, mousse di cioccolato al latte, ganache ai frutti rossi, glassa di cioccolato al latte.

Bicchierini

A conclusione di questa esperienza un grazie è d'obbligo: alla Caffarel, per la meravigliosa opportunità offertaci; alla MilleEventi, per l'impareggiabile organizzazione; alla Scuola della Cucina Italiana e soprattutto ai ragazzi del retro-cucina per la loro ospitalità e l'incredibile pazienza a soddisfare ogni nostra necessità (una ciotola per sbattere le uova? un contenitore da microonde? un coltello per tritare il cioccolato? e dov'è l'abbattitore?!); a Sergio Signorini, per la simpatia e la professionalità, l' umiltà e la gentilezza nell' assecondare i nostri tempi e le nostre continue richieste di conferma; infine, alle mie compagne di avventura (Fiordifrolla, Fiordilatte, Onde99, Cris, VanigliAli e Ilaria) per i sorrisi e le risate fatte insieme e per la splendida giornata condivisa, sperando sia la prima di tante altre.

giovedì 6 maggio 2010

Sfogliatine con pesto, pomodorini e ricotta salata

Sfogliatine  con pesto, pomodorini e ricotta salata

Innanzitutto una piccolissima comunicazione di servizio, che spiega il motivo per cui ho anticipato ad oggi il post previsto per domani :) Domani, infatti, io e qualche altra fortunata foodblogger (peccato per quelle che non ci saranno e non potrò conoscere!) saremo a Milano per un workshop di cioccolateria offertoci dalla Caffarel (vi ricordate l'iniziativa dell'uovo decorato?) con Sergio Signorini. Pregate per me, non foss'altro per la mia proverbiale propensione all'imbarazzo -> ergo alla logorrea -> ergo alle gaffe colossali. Amen :)

Dopo l'elogio della ripetitività di qualche giorno fa, passiamo al sempreverde elogio della semplicità. Per la serie: zero tempo, devo finire del pesto e della ricotta salata (vi piace? Io la adoro in maniera viscerale sin da quando l'ho scoperta, peccato che qui non si trovi con estrema facilità) e devo anche mettere a tavola la ciurma affamata: cosa ci può essere di più buono e veloce che un appetizer di pasta sfoglia? Vi dico solo che queste sfogliatine le ho già fatte due volte tanto sono notevoli! Ovviamente si prestano a millemilionidimiliardi di varianti, ma quelle che vi propongo oggi sono le seguenti. Prendete carta e penna perchè sprecare la cartuccia d'inchiostro a stampare le due righe di questa non-ricetta mi pare francamente assurdo ;)

Sfogliatine  con pesto, pomodorini e ricotta salata (preparazione)

Prendete un rotolo di pasta sfoglia, preferibilmente rettangolare se intendete ottenere dei rettangoli o dei quadrati, ma va bene anche tondo se preferite farle rotonde, e srotolatelo, conservando la sua carta forno. Con la rotella tagliapasta liscia, suddividete il rotolo rettangolare in rettangoli o quadrati abbastanza regolari; se invece volete ottenere dei cerchi, utilizzate un coppapasta rotondo di piccola dimensione (nel qual caso, non reimpastate gli scarti ma metteteli a cuocere così come sono: otterrete dei buffi spezzafame dalla forma quanto mai eclettica!). Stendete sopra ogni ritaglio di pasta sfoglia un velo di pesto genovese, aggiungete una o due rondelle di pomodorino (a seconda della dimensione prescelta) e infornate a forno caldo a 180/200° gradi fino a doratura, prestando continua attenzione affinchè non scuriscano troppo. Una volta cotte, riponetele a raffreddare su di una griglia, quindi cospargetele abbondantemente di ricotta salata grattugiata con una grattugia a fori larghi. Ora potete anche leccarvi i baffi!

martedì 4 maggio 2010

(Quasi) ciambella pasquale al formaggio

Ciambella pasquale al formaggio

"Ma Pasqua non è già passata da mò?!" obietterete, a ragion veduta. Non fa una grinza, sono d'accordo. Il fatto è che ultimamente, avrete notato, sto postando molto meno e con prefazioni più brevi, sempre per la solita mancanza di tempo, quindi si potrebbe dire che le ricette mi sfuggono di mano, proprio così. In verità non mi duole più di tanto farvi conoscere solo oggi questa ciambella pasquale perchè si presta benissimo anche ora, per un picnic, un brunch, come spuntino sfizioso (due belle fette farcite di salame, ce le vedete? Io anche adesso), al posto del pane, insomma, come volete :)


Questa ciambella-non ciambella (perchè non tutte le ciambelle riescono col buco e la mia, come potete notare dall'ultima foto, è lievitata talmente tanto da chiudersi sopra con una forma decisamente ridicola che non sto a descrivere per pudore e rispetto nei vostri confronti :P) ricorda un po' la pizza di Pasqua al formaggio tipicamente umbro-marchigiana, ma il sapore dei formaggi è un po' meno marcato. Risulta davvero sofficissima e profumata, un po' neutra, il che la rende perfetta per essere accompagnata da un companatico saporito. Io l'avevo servita come antipasto, affiancata da un tagliere di salumi di struttura (coppa, speck, salame) e formaggi stagionati (caciocavallo e pecorino), qualche uovo sodo e carciofini sott'olio. Grossomodo quella che, al paese del mio ragazzo, si chiama "fellata" e rappresenta l'apripista tipico del pranzo di Pasqua.
Il tagliere di Pasqua

CIAMBELLA PASQUALE AL FORMAGGIO

ricetta tratta da "Pizze & Focacce" - Sale & Pepe Collection

Questa insolita pagnotta al formaggio viene cotta in uno stampo a ciambella perchè l'impasto è una pastella fluida -simile a quella di una brioche- e in questo modo prende una forma graziosa. E' un tipo di pane che solitamente si prepara solo per le vacanze o le celebrazioni, ma è delizioso sempre. Può essere cotto anche in uno stampo per pane a cassetta, ma l'aspetto non sarà altrettanto gradevole.

Ingredienti:
500 gr di farina 00 (per me, 300 gr di manitoba e 200 gr di farina 00)
100 gr di parmigiano saporito e ben stagionato, grattugiato fresco
4 uova a temperatura ambiente
200 ml di acqua tiepida
25 gr di lievito di birra
un pizzico di zucchero
sale q.b.*
pepe nero appena macinato, a piacere

In una ciotola, sciogliete il lievito nell'acqua tiepida con lo zucchero. Aggiungete, sbattendo con una frustina a mano, le uova. Versate nel mixer/impastatrice la farina setacciata e il parmigiano, salate (a seconda del vostro gusto e della sapidità del parmigiano utilizzato) e pepate piacere. Unite il composto a base di lievito e uova e impastate a bassa velocità per 5 minuti, fino ad ottenere un composto omogeneo. Passate a una velocità intermedia e impastate per altri 5 minuti. Dovrà risultare una pastella molto soffice.

Oliate e infarinate uno stampo a ciambella (la ricetta ne prevedeva uno di 23 cm di diametro, io ne ho usato uno da 24 cm ed era troppo piccolo, quindi vi suggerisco di utilizzarne uno da 26), versatevi dentro l'impasto, livellandolo, copritelo con un canovaccio umido o un foglio di pellicola e lasciatelo lievitare per un'ora o fino a quando si sarà gonfiato (io l'ho messo dentro al forno con la luce di servizio accesa).

Preriscaldate il forno a 180°, infornate la ciambella e cuocetela per 35-40 minuti, fino a quando sarà ben lievitata e dorata in superficie. Verificate comunque la cottura con uno stecchino di legno. Una volta sfornata, capovolgete la ciambella su una griglia di metallo e lasciatela riposare senza muovere lo stampo per 10 minuti, quindi sollevate lo stampo, girate la ciambella e lasciatela raffreddare.

Servite la ciambella a fette, accompagnandola con alimenti saporiti: salame, speck, coppa, pecorino, caciocavallo, ma anche una salsa o un pesto a piacere.

* E' consigliabile salare abbastanza il composto perchè tende ad essere sciapo, ma senza esagerare, dato che la ciambella verrà servita con un companatico saporito.

Non tutte le ciambelle escono col buco =)